martedì 26 giugno 2007

Che fine ha fatto il fumetto per bambini?

Si parte dalla constatazione di una lacuna. Il fumetto, almeno qui da noi, non riesce a comunicare ai bambini. Affrontare questa prospettiva e cercarne delle soluzioni è l'obiettivo di Profumetti, e confutare questa nefasta ipotesi di partenza è la sua segreta speranza. I segnali positivi non mancano, e sarà nostro compito portarli all'attenzione. Tuttavia, il quadro generale sembra poco felice per il fumetto per bambini.

Chi vi scrive, un fumettista recentemente convertito al libro per bambini (ma nella speranza -zitti zitti!- di 'fumettizzarlo'), nei suoi molteplici laboratori con scolaresche di classi elementari ha azzardato più volte la fatidica domanda: "Ma a voi piacciono i fumetti? Quali leggete?" . Ah, se solo avessi un nichelino per ogni volta che ho sentito rispondermi "Dragon Ball" e "Topolino"!
Ora, senza entrare nel merito del valore del noto periodico disneyano (del quale anche il sottoscritto è stato un lettore), o dell'impatto di fumetti di derivazione televisiva (o che comunque devono alla televisione la loro principale popolarità), quel che emerge è la mancanza di una reale varietà di scelta per il pubblico dei lettori più piccoli. Che questo possa condurre, di riflesso, ad un appiattimento e a una standardizzazione dell'immaginario, è se non una minaccia inevitabile, quantomeno un motivo di riflessione. Se la situazione sugli scaffali delle librerie è più confortante di quella degli espositori da edicola, il fumetto per bambini resta ancora il principale escluso, come se esistesse un vuoto incolmabile tra i libri illustrati e le eleganti graphic novel che l'editoria per adulti ha imparato ad apprezzare.
Di chi è la colpa? Seguendo il ragionamento del mercato ci si perde nel circolo vizioso della domanda che dipende dall'offerta, che a sua volta dipende dalla domanda, e così via all'infinito. Tradotto, nessun bambino legge fumetti più stimolanti perché nessuno li fa, e nessuno li fa perché tanto nessuno li leggerebbe (variante: nessuno distribuisce o crea visibilità per questi fumetti, perché nessuno li comprerebbe, né li produrrebbe, e viceversa). Ma siccome ci piacciono le sfide, cerchiamo qualche piccola soluzione. La prima che viene in mente, la più naturale, è quella di rendere note le coraggiose eccezioni a questo meccanismo, e di farci carico della loro affermazione di identità. Insomma, mostrare come il fumetto riesca a parlare ai bambini, senza per questo 'bambinizzarsi'.

A chi si rivolge questo blog? Anzitutto, agli insegnanti che riconoscono nel fumetto un importante veicolo di espressione e comunicazione, le cui regole e risorse vorrebbero cominciare a conoscere; ma anche a librai, editori, genitori, studenti, operatori del settore dell'infanzia, curiosi, illustratori, autori o anche solo lettori di fumetti in cerca di nuovi aspetti, applicazioni e potenzialità stimolanti di questo mezzo narrativo.

3 commenti:

Claudio Nader ha detto...

Magari non ti servirà, non è nemmeno in italiano, ma non si mai...

http://bandadibujada.blogspot.com/

BAU

tuono pettinato ha detto...

ehi ciao claudio! il mio spagnolo è un po' arrugginito, ma il sito sembra molto ricco di spunti! grazie mille!

cooksappe ha detto...

e tu che fine hai fatto?